L’Amara – Nostra Signora Delle Galere

Il super gruppo più importante della scena Neofolk italiana torna oggi con un mini album dedicato agli “onesti criminali”, quella popolazione carceraria che costituisce una vera e propria subcultura tra tradizione, violenza e devozione. “Nostra signora delle galere” mescola (ereticamente per qualcuno) culto mariano e lamette da barba con cui sgozzare il proprio compagno di cella sotto la doccia. Ancora una volta un album dedicato agli ultimi, quei criminali che combattono per la propria sopravvivenza e per il proprio onore.

Il disco esce per SPQR sia in cd e in una versione box limitata a 50 copie (già esaurita prima dell’uscita ufficiale) che include il cd digipack in un box con alcuni degli oggetti quotidiani della vita carceraria: un rosario, una saponetta, un lama per rasoio.

Il disco si apre con “Divino Amore”, dei canti religiosi sfumano nel cantato malefico di Adriano Vincenti (Macelleria Mobile di Mezzanotte), vero e proprio Caronte che ci traghetta nella cella dove il “rimpianto divora”, un luogo dove Devozione e Redenzione sfumano nel buio profondo della morte.
“Nostra signora delle galere” è un brano Neofolk cantautorale realizzato da Jonny Bergman. Il testo, splendido e toccante, ripercorre il momento dell’arresto e della fatale perdita del proprio amore, da parte di chi sa che da quelle quattro mura non uscirà mai più, se non dentro un cappotto di legno.

La voce di Black Corrida ci regala forse il brano migliore del lotto: “La Vergine delle Docce”. Immaginate un immaginario alla Jean Genet tra sodomia violenta e devozione cristiana, due cose che sono sempre andate esteticamente e masochisticamente d’accordo dai tempi di San Sebastiano. Il testo parla da solo, il carcere rivela chi sei veramente: bestia o domatore? Il tuo posto è sopra o sotto la brandina?

Nella cella ho il mio domatore
pensa fuori ero un leone
non ho mai avuto paura
ma qui dentro è troppo dura
luci spenti per dormire
Non svegliarmi per la fine
Che io sto tra prati rosa
sogna mamma che riposa
Era in tanti a dirmi attento
occhio a quel tuo atteggiamento
tieni fuori dalla gabbia
bestie folli della strada
qui non conta quanto vali
qui non contano i rivali
non contano i rivali

Segue “Il Vento”, ottimo brano dal sapore vagamente morriconiano composto e cantato da Daniele Iannacone, con il coro femminile realizzato da Chiara Rocci.
Nessuno sgarbo sarà dimenticato. Il carcere nei testi de L’Amara diventa un microcosmo con le sue regole, un panottico di depravazione, virilità e culto del più forte. La galere diventa, quindi, un meccanismo disumanizzate che, giorno dopo giorno, annichilisce e a volte spezza anche gli uomini più duri.

Conclude il tutto “Madonna De L’Amara”, notevole traccia atmosferica di area “post rock” realizzata da Giovanni “Leo” Leonardi. Qui troviamo anche il campionamento della preghiera degli onesti criminali presente in “Educazione siberiana”, il film tratto dall’omonimo libro di Nicolai Lilin.

“Perdona noi, onesti criminali, per i peccati che siamo costretti a commettere, aiutaci a combattere i politici burocrati assetati di potere e i loro tirapiedi, gli sbirri e i soldati e tutti gli altri diavoli in divisa; oh Santa Madre del Santissimo Dio, benedici le nostre armi, tempra i nostri coltelli, indirizza i nostri proiettili e consacra noi, così che la nostra ira possa diventare la tua.”

Proprio sulla scorta delle suggestioni messe in campo da Lilin viene da chiedersi oggi chi siano i veri criminali, chi sta in cella o le guardie del potere? Il brano in generale ricorda come tema e atmosfera gli Ain Soph di “Октябрь”, splendido concept della band romana sugli orrori del comunismo in Unione Sovietica. Tempi andati? Forse, ma quando uno stato dal sapore vagamente stalinista opprime i propri cittadini, li ghettizza e li discrimina, forse è ora di tornare a far benedire le proprie armi e i propri coltelli.

Tracklist:

  1. Divino Amore
  2. Nostra Signora Delle Galere
  3. La Vergine Delle Docce
  4. Il Vento
  5. Madonna De L’Amara