Mosaic – Heimatspuk

Martin van Valkenstijn è il polistrumentista che si cela dietro il nome Mosaic. L’artista tedesco, qui alla sua terza prova su lunga distanza, realizza con “Heimatspuk” la perfetta fusione tra Neofolk e Black/Folk Metal atmosferico. Sviluppando il lato più avanguardista del genere, attraverso uno stile eclettico che può ricordare i primi Urfaust, van Valkenstijn crea un profondo omaggio alle radici e alle tradizione della sua terra, la Turingia. Non a caso, la miglior definizione del suo stile è proprio lo slogan che accompagna il suo progetto: “Supreme Thuringian Folklore”.

In Heimatspuk vediamo crescere proprio la parte più Neofolk del suo lavoro. Rispetto al precedente “Secret Ambrosian Fire” (2019), siamo di fronte ad un album più diretto e a fuoco, composto e realizzato dal solo van Valkenstijn, senza collaborazioni di sorta. Si tratta di un disco elaborato e stratificato che fa ampio uso, oltre a strumenti folk tradizionali, di campionamenti di suoni naturali e di registrazioni audio provenienti dai primi anni del Novecento.

Il titolo è traducibile, dal dialetto della regione, come “fantasmi che abitano la terra natale”. Secondo le dichiarazioni dello stesso artista si tratta di un lavoro ispirato alla sua infanzia e giovinezza negli altopiani della Turingia meridionale. In particolare, l’album è dedicato ad un piccolo villaggio denso di storia tedesca e, appunto, di fantasmi che abitano torri erette in onore di Bismarck, i resti di un campo di concentramento e vecchie tracce dei confini della DDR.

Mosaic si serve anche qui del dialetto della regione tedesca per far rivivere varie tradizioni locali, tra storie di fantasmi e demoni popolari che dimorano nelle antiche foreste. In questo caso, il Nostro si occupa in particolare dei riti di Hullefraan, di Frau Holle e delle celebrazione di Walpurgis.

Non mancano, ovviamente, i riferimenti letterari: in questo caso un paio di canzoni sono basate su poesie del dopoguerra della prima guerra mondiale, scritte da Georg Heym e Georg Trakl, entrambi poeti appartenuti alla corrente espressionista tedesca.

L’immagine presente in copertina mostra un antico carbonaio nell’atto di raccogliere dei “blutnelken”, un tipo particolare di garofano rosso sangue che secondo le leggende locali sorge proprio nelle zone in cui delle anime innocenti sono state uccise. I carbonari al tempo vivevano ai margini della società, nei boschi e si mormorava che avessero stretto antichi patti con il diavolo e con altre e più antiche forze dell’oscurità.

Nelle intenzioni dell’autore l’album, uscito a aprile per Eisenwald Tonschmiede, dovrebbe essere associato alla primavera e ai suoi antichi rituali di rigenerazione. Non manca comunque un’atmosfera molta cupa che ricorda in certi momenti un Depressive Black Metal melodico e melanconico alla Lifelover.

Voci pulite si alternano a brani declamati e a volte urlati. Il basso trascina sino ad esplosioni di chitarre che poi sfumano in melodie folk e visioni orchestrali di altri tempi. Su tutto prevalgono non tanto le radici Black Metal di Mosaic (van Valkenstijn è stato live sessionist di band come Empyrium, The Vision Bleak e Sun Of The Sleepless) ma quelle Neofolk (o Urfolk), tanto che il lavoro potrebbe piacere molto anche a chi ama(va) nomi teutonici come Forseti, Sonne Hagal, Darkwood e Orplid.

Heimatspuk è un viaggio tra una natura che a volte può essere spaventosa, tra storie di fantasmi, antichi riti e credenze precristiane sopravvissute alla modernità. Tra mito, richiamo del sangue e culto delle tradizioni della Turingia si snoda un ricco ed affascinante mosaico che attraversa il tempo e le epoche storiche. In una parola: “Supreme Thuringian Folklore”.

Tracklist:

  1. Wir sind Geister
  2. Die alte Straße
  3. Teufelsberg
  4. Hullefraansnacht
  5. Blutnelke
  6. Der Köhlerknecht
  7. Nordwaldrauch
  8. Heilstatt
  9. Unterhulz Zoubar
  10. Tief Verschneit Die Ganze Welt