Månegarm – Ynglingaättens Öde

Il Viking Metal dei Månegarm con Ynglingaättens Öde raggiunge nuove vette d’ispirazione lirica e compositiva. La band, originaria della piccola cittadina di Norrtälje, nella contea di Stoccolma, si dimostra ancora una volta capace di fondere alla perfezione Black/Death Metal melodico e folk norreno. Non solo, con il loro decimo album in studio i Nostri si confermano come dei pilasti del genere che, è sempre bene ricordarlo, nasce proprio in Svezia grazie ai leggendari Bathory e al loro capolavoro del 1988, “Blood Fire Death“.

L’intero album è basato sull’antico poema norreno Ynglingatal, che descrive il destino di un’antica dinastia reale svedese: la casata di Ynglinga. In una formula efficace e immediata i Månegarm raccontano storie di re, guerrieri e battaglie ispirate al poema scaldico dell’alto medioevo scandinavo. Addirittura si pensa che lo Ynglingatal risalga al IX secolo ma, ad onor del vero, su questa datazione alcuni studiosi non concordano. Tale opera, fu comunque fonte d’ispirazione anche per la Ynglinga saga, poema dal poeta islandese Snorri Sturluson composto nel 1225 (altra fonte d’ispirazione del disco). Lo Ynglingatal è molto importante perchè fa discendere mitologicamente la stirpe reale scandinava direttamente dagli Dei norreni. Infatti, Fjolne, il primo re descritto nel poema, era il figlio del dio Frey e di una gigantessa di nome Gerd. Altrove si menziona anche una discendenza della casata dal Dio del mare Njörðr, anch’egli una divinità dei Vanir.

Musicalmente troviamo otto brani con un forte appeal melodico, persino orecchiabili ma sempre molto incisivi, curati nella composizione e sopratutto mai banali. Il cantante/bassista Erik Grawsio, il chitarrista Markus Ande e il batterista Jakob Hallegren hanno creato un album complesso e stratificato. È un lavoro che sfrutta al meglio la loro lunga esperienza sul palco (anche dal vivo sono realmente travolgenti). Ricordiamo, a tal proposito, che la band mosse i primi passi nel lontano 1995.

Tra i brani migliori del lavoro segnaliamo “Ulvhjärtat”, singolo che anticipava l’album con un video. La traccia racconta la storia di Illråde, che fu l’ultimo Re della dinastia Ynglinga che governò Uppsala e la regione del Västergötland. La leggenda vuole che il Re, debole e fragile da ragazzo, mangiò il cuore di un lupo per guadagnare la forza. Purtroppo per i suoi sudditi e per i suoi nemici ne ereditò anche il carattere spietato e selvaggio. Ad esempio, Illråde invita i re vicini solo per bruciarli vivi, si macchia di azioni molto crudeli ma alla fine viene giustiziato cruentemente lui stesso. Il brano inizia con una melodia di violino per poi assumere tratti violenti e roboanti. Il tutto è sostenuto da una ritmica decisa a cui fa da contraltare il ritornello con la voce in chiaro di Erik Grawsio.

Altro brano notevole e a fuoco è “Stridsgalten” che vede la presenza degli artisti ospiti Jonne Jarvela (Korpiklaani), Robse Dahn (Equilibrium) e Par Hulkoff (Hulkoff/Raubtier). Il ritornello del brano si imprime nella mente e non si può proprio rimanere fermi ascoltando questa velocissima e selvaggia ballata di stempo Viking Folk Metal. È una traccia debordante che non fa prigionieri (come dice il testo: “le loro vite saranno date a Odino”).

Till Oden, Oden
Till Oden, deras liv ska bli korpars fröjd
Oden, era liv skall till Odens ges

Da segnalare infine l’ottima “En snara av guld”, una ballata cantata dalla figlia di Erik, Lea Grawsio Lindstrom. Il brano narra la storia di una donna finlandese costretta a sposare l’assassino di suo padre, il re Agne. In realtà, è una storia di crudele vendetta dato che subito dopo il banchetto nuziale il Re viene brutalmente assassinato, impiccato ad un ramo. I suoni di violino ben accompagnano uno dei momenti folk più intensi e convincenti dell’album.

A concludere l’album troviamo un altro brano folk solenne e avvolgente, intitolato “Hågkomst av ett liv”. La canzone vede la partecipazione di Ellinor Videfors come voce ospite. Qui si narra della memoria della dinastia degli Ynglinga che ora riposa nella terra di Svetjud. Nessun albero vive per sempre e anche i discendenti degli Dei muoiono.

Non vi è dubbio che il Viking Metal sia un genere particolare, amato da una nicchia molto più ristretta di quella che ascolta Black o Death Metal. Se però amate una certa epicità folklorica, esuberante e dai tratti vitalisti – anche quando, come in questo caso, si narra di Re che fanno una bruttissima fine -, allora troverete in Ynglingaättens Öde pane per denti di un lupo affamato. In più, rispetto a molti altri lavori del genere, qui non troverete stereotipi e affettazioni ma uno studio molto serio sulle fonti mitologiche alla base degli antichi regni scandinavi. Il che, in questi tempi confusi non è poco.

Tracklist:

  1. Freyrs Blod
  2. Ulvhjärtat
  3. Adils Fall
  4. En Snara Av Guld
  5. Stridsgalten
  6. Auns Söner
  7. Vitta Vettr
  8. Hågkomst Av Ett Liv