Wardruna – Kvitravn

L’attesa è stata lunga ma ne è valsa la pena. L’uscita di nuovo album dei Wardruna, “Kvitravn” ovvero “corvo bianco”, è l’ennesima conferma che il Nordic Ritual Folk gode di ottima salute. La creatura di Einar Selvik, principale esponente del genere, giunge alla sua quinta prova su lunga distanza. Siamo di fronte ad un lavoro molto valido, capace di esplorare un immaginario sempre più complesso e affascinante, qui legato in particolare ad antiche tradizioni nordiche riconducibili ad una dimensione “animista”. Terminata la trilogia dedicata al suono delle rune e dopo aver approfondito la poesia e la prosa scaldica, i Wardruna si concentrano su una ricerca spirituale che vede la natura come un luogo di unità e guarigione da riconquistare con fatica e dedizione.

“Synkerv” apre le danze con un brano folk ipnotico, un vortice visivo di ampio respiro. Selvik ci cattura con i suoni della sua arpa nordica tra paesaggi di montagna, desideri di conoscenza, memorie ma anche sotterfugi e inganni. È tratteggiata una natura sempre capace di nascondere i suoi segreti. Una natura persino in grado di sviare e mettere alla prova chi si avventura nei suoi luoghi più reconditi. 

“Kvitravn”, a partire dalla sua title-track, prende le mosse da alcune leggende sugli animali sacri bianchi che si trovano nelle culture nordiche (ma non solo). Queste creature spettrali sono nelle tradizioni animiste viste come profetiche, dei messaggeri divini e guardiani che rappresentano il rinnovamento, la purezza e un ponte tra i mondi. Il brano era stato pubblicato tempo fa assieme ad un video girato in varie località della Norvegia e della Russia da Ragnarok Film. Lo stesso team aveva realizzato il video di “Lyfjaberg“, ovvero “la montagna della guarigione”, un eccellente singolo pubblicato nel 2020 in vinile bianco a tiratura limitata. Per certi versi “Lyfjaberg” introduceva molti temi presenti e sviluppati nel nuovo album, non ultimo quello del destino e della ricerca di se stessi.

Proprio su quest’ultima suggestione si muove “Skugge” (Ombra), uno degli episodi migliori del nuovo disco. Si tratta di una sorta d’incontro con la propria ombra, una meditazione e un canto rituale di fronte al fuoco. È un brano dai toni oscuri che ci parla di un viaggio al termine della notte più nera. L’unico modo per uscirne, secondo Selvik, non è scacciare la propria ombra ma di interrogarla e capirla.

“Grá” (Grigio), invece, è un brano dedicato alla figura del lupo. Il testo si sofferma sull’antico legame tra animale e essere umano, cercando di affrontare e riconoscere il costo, la responsabilità di essere parte del tutto. Anche per questo brano è stato realizzato un video che anticipava l’uscita dell’album.

La seconda parte dell’album si apre con “Fylgjutal” dove il rumore della pioggia lascia presto spazio ai tamburi, un brano dal sapore selvaggio ed agreste che monta tra suoni di corni e visioni, tra nebbia e fuoco, che appaiono all’orizzonte.

“Munin” (Memoria) è un brano dedicato a uno dei due corvi di Odino e cita dei versi dell’Edda poetica. Anche qui l’animale è visto come una sorta di ponte/messaggero verso mondi altri. Nel testo è evocata una memoria capace di volare via, di essere smarrita. Al contempo si tratta di una qualità necessaria alla vita come le radici sane di un albero.

La terza parte vede “Kvit Hjort” (Cervo bianco) dispiegarsi dal suono iniziale di un corno per montare progressivamente con tono sempre più epico e solenne. Torna qui anche il tema dell’animale albino dai poteri sovrannaturali.

“Viseveiding” si apre con il bel canto di Lindy Fay Hella ed è come la successiva “Ni” (Nove) una ballata folk in pieno stile Wardruna, capace di giocare su stratificazioni sonore varie, con un riuscito connubio tra voce femminile e maschile.

In “Ni” troviamo il concetto di guarigione associato al fuoco (una fiamma che deve essere riaccesa), alle foglie e alle ossa. Nei primi lavori dei Wardruna hanno avuto grande importanza le registrazioni sul campo e anche qui sembrano comparire diversi suoni tratti dalle foreste e dai paesaggi norvegesi, come a creare un’eco verso il lontano esordio della band.

L’ultima parte dell’album vede una stupenda versione di “Vindavlarljod” brano già apparso sull’album precedente, “Skald”, in una versione intitolata “Vindavla”, realizzata all’epoca solo con voce e talharpa, uno strumento ad arco a quattro corde della tradizione scandinava. La nuova traccia dell’antico canto skaldico dispiega al vento tutta la potenza di fuoco dei Wardruna realizzando uno dei brani più riusciti dell’album, assieme alla title track, a “Skugge” e al gran finale con “Andvevarljod”. Quattro canzoni che rimarranno nel ricco repertorio della band norvegese.

“Andvevarljod”, presentato in anteprima in occasione del solstizio d’inverno 2020, vede la partecipazione di diversi cantanti tradizionali norvegesi Kirsten Bråten Berg, Sigrid Berg, Unni Løvlid e Ingebjørg Reinholdt che qui danno man forte a Lindy-Fay Hella e a Selvik. “La canzone dei tessitori di spiriti” così potrebbe tradursi “Andvevarljod”, esplora le divinità nordiche del destino (le Norne), il filare dei fili della vita e l’idea comune ai norvegesi e al popolo Sami che lo spirito di una persona sia collegato al vento, sia prima, sia dopo la nascita. Il lungo brano di oltre dieci minuti si pone a suggello di un lavoro che conferma lo stato di grazia dei Wardruna.

Einar Selvik ha dichiarato che per il momento si concentrerà sulla musica della band mettendo da parte colonne sonore per serie televisive e videogiochi. Una scelta saggia visti i tempi che corrono, in cui si rischia sempre di essere manipolati dal mainstream per i suoi fini. È interessante notare come i Wardruna abbiano scelto di concentrarsi oggi su una parte della mitologia norrena non legata ad aspetti guerrieri e a uno spirito fieramente indoeuropeo, a differenza di altri gruppi Nordic Ritual Folk come Heilung (questi però hanno in comune con i Warduna odierni una visione paleo-sciamanica che affonda le radici nell’età del bronzo) e Leidungr.

Animismo, guarigione e visione olistica dell’ambiente naturale come qualcosa di primordiale e comune non solo ai popoli scandinavi, animano la visione di “Kvitravn”, del corvo bianco. Bisogna sempre ricordare però che la vita per gli animali albini non è facile. Essere “diversi” ha sempre un costo e la natura lo sa bene.

Tracklist:

  1. Synkverv
  2. Kvitravn
  3. Skugge
  4. Grá
  5. Fylgjutal
  6. Munin
  7. Kvit Hjort
  8. Viseveiding
  9. Ni
  10. Vindavlarljod
  11. Andvevarljod