The Nest – Her Nature

Nel mondo musicale odierno è difficile non ragionare in termini di discografie, cicli più o meno prolungati di esistenza, carriere anche decennali nei casi più di successo. Successo, misurato quindi sia in termini di tempo, sia di valore commerciale legato alle vendite. È una visione che applichiamo ormai istintivamente senza nemmeno farci caso. Eppure, non è sempre stato cosi. Non lo è stato per secoli e millenni. La musica, infatti, si è manifestata a lungo come come parte di un rituale o di una ricorrenza, senza una paternità necessariamente stabilita.

Questo succede ancora oggi in tutto il mondo. Ad esempio, in feste, sagre, festeggiamenti e anche in riti sacri viene portata avanti una concezione e fruizione ritualista e collettiva. Esistono poi come spesso nella vita le vie di mezzo, gli incontri, le commistioni tra modi e sentire diversi. Ed è qui che introduciamo la particolare esperienza di The Nest e dell’opera “Her True Nature”. Si tratta di un progetto legato indissolubilmente a un preciso momento, con un suo preciso intento rituale.

Dietro al nome The Nest troviamo membri dei Wolvennest. Ad essi si aggiungono: Alan Averill dei Primordial, Alexander von Meilenwald dei The Ruins Of Beverast, Raven van Dorst dei Dool e Tommy Eriksson dei Saturnalia Temple. Inoltre, troviamo anche Bones dei Dread Sovereign alla chitarra. La loro creazione “Her True Nature” era stata commissionata per essere suonata dal vivo durante il Roadburn Redux. tenutosi in Olanda il 17 aprile 2021.

Recentemente, la versione in studio è stata pubblicata su CD + DVD, in una versione limitata a 500 copie riportante il loro live per intero. Sarebbe forte la tentazione di utilizzare il termine supergruppo dati i nomi che hanno partecipato all’opera. Ma se spesso questo termine comporta risultati minori rispetto alla somma delle parti, non è per fortuna questo il caso.

“Her True Nature” è un’opera graziata da un flusso perfetto, dove i vari contributi e stili confluiscono in un rituale musicale. Qui ogni pezzo è un tassello perfettamente identificabile, ma allo stesso tempo legato indissolubilmente al resto delle tracce. Doom, musica psichedelica, ambient, black metal, folk sono tra i generi qui toccati, uniti da un forte intento catartico e spirituale. Non disponiamo di testi ufficiali, ma a partire dai titoli, dalla stupenda grafica di copertina, e dalle parole che possiamo captare, Il tema portante è l’accettazione della morte come il Gran Mistero e realtà ultima. Qui la morte viene vista come superamento dell’ io in chiave trascendentale.

“Thalatian Vibe” è l’introduzione strumentale al disco. È un mantra di oltre sei minuti fatto di tratti elettronici dal gusto ambient uniti ad arpeggi di chitarra e feedback sparsi. Essa confluisce nella title-track, un brano serpeggiante dove giri di chitarra in loop incontrano sinistre ariosità, creando un tappeto sonoro per il cantato rauco di matrice black e per alcuni interventi di assolo psichedelico.

“We Are One” è un splendido esempio di doom occulto dove un’ esemplare esecuzione vocale tesse ritornelli melodici, ma allo stesso tempo carichi di energia, unendosi a connotati vecchia scuola pieni di assoli notturni e passi cadenzati. La traccia vede una coda finale con arpeggi minimali e voci sospese nell’etere.

“Vague à l’âme” s’introduce con strati drone cerimoniali, aprendosi poi a vocals cavernose e gracchianti sature di riverbero. Riff ossessivi e lenti ci guidano verso cori solenni e pieni di pathos, sottolineati da chitarre delicate. La canzone ripete i suoi modi fino a raggiungere un climax fatto di assoli altisonanti.

“The Way of All Flesh“ parte con suoni sommessi e progressivi, evolvendo in uno squillante trotto che presto diventa teatro per il cantato appassionato, vero protagonista della composizione. Un rock occulto dalle punte psichedeliche e dai paesaggi sonori onirici prolungati nella coda ambient finale.

“Altar” ci porta verso la conclusione del viaggio con ritmi più accelerati graziati da doppie casse e chitarre stridenti. Coerentemente anche la voce si fa cavernosa, completando una trama black che comunque non rinuncia a una certa epicità coadiuvata da rallentamenti doom e cori sacrali. “Le feu” è la conclusione vera e propria, manifestata in apertura da movimenti rituali su cui si aggiungono man mano fraseggi e canti ipnotici. Il risultato è un drone atavico che cresce lentamente, incontrando alcune punte più alte, ma mantenendo una natura contenuta.

La parte conclusiva vede suoni di tamburo ripetuti in un mantra. Impossibile vivere a pieno l’esperienza e il significato del disco senza visionare la testimonianza audio-visiva contenuta nel DVD d’accompagnamento. Qui abbiamo modo di trovare i colori, scenografie, movimenti del corpo che riempiono i vuoti e danno forma fisica all’ aura creata dalla musica.

In definitiva, “Her True Nature” è un’ opera legata a un preciso contesto e momento, immortalata visivamente e musicalmente in questa versione fisica. I suoi temi spirituali la rendono qualcosa di universale che si ripete a ogni visione e ascolto. Musica e performance come arte che va oltre il mero intento commerciale e il facile consumo, non in virtù di una forzata osticità, ma a causa della sua essenza.

Tracklist:

01. Thalatian Vibe
02. Her True Nature
03. We Are One

04. Vague À L’âme
05. The Way Of All Flesh
06. Altar
07. Le Feu