Bøltorn – Dødsverk

“Skandinavian old-school industrial and power electronics”: ecco come si presenta il trio dei Bøltorn formato da K.K., S.S. e H.N.B. In realtà, si conosce soltanto l’identità di quest’ultimo, l’iperattivo e prolifico artista svedese Henrik Nordvargr Björkk, già nei Mz.412 e nei Pouppée Fabrikk. Degli altri due, originari iniziatori del progetto, si sa che sono norvegesi e poco altro.

Dopo l’uscita dell’EP digitale “Pasient Null” nel 2021, Nordvargr si unisce a K.K. e S.S. per realizzare assieme un brano intitolato “Unwelcome” (collaborazione a firma Mz.412). La traccia viene quindi pubblicata sull’album d’esordio “Bølverk“, uscito in cd nel 2022 per Old europa Cafe. Seguono a stretto giro due cassette realizzate per l’americana Cloister Recordings e un altro EP digitale, “The Lord”, ad opera di S.S. e H.N.B.

Il nuovo album dei Bøltorn, “Dødsverk”, esce quindi in vinile limitato a 320 copie per Tesco Organisation. Siamo di fronte ad un lavoro che non può mancare a tutti gli appassionati di Power Electronics/Death Industrial in puro stile Cold Meat Industry (per molti gli anni Novanta sono uno stato mentale che non finirà mai), nonché a tutti gli estimatori di progetti estremi come Genocide Organ, Anenzephalia, Con-Dom, ecc.

Ben (de)strutturato nelle sue otto tracce, “Dødsverk” fa il suo sporco lavoro, diretto come una lama, senza mostrare rimorsi o esitazioni. Il titolo è traducibile come “opera di morte”. Per rendere l’idea di cosa troverete, leggete le note che accompagnano l’uscita del teaser dell’album:

No warning shots will be fired
When you change the law
No warning shots will be fired
When you steal our freedom
No warning shots will be fired
As your fortress crumbles around you
No warning shots will be fired
When you set foot on our property
No warning shots will be fired
When we let the dogs run

Entrando nel dettaglio: le danze si aprono con “Bow Down” e i suoi campionamenti da slum e bassifondi americani, presto spazzati via da soverchianti frequenze di rumor bianco. Segue il Death Industrial malato di “Enough Is Enough”. Titolo decisamente appropriato visti i tempi che stiamo vivendo.

“Freiheit Im Tod” continua ad evocare il fantasma dei più abrasivi Brighter Death Now mentre si scava negli angoli più oscuri della mente. È una delle migliori tracce, assieme alla programmatica “Hate As Therapy”, un puro concentrato d’odio condito da velenose provocazioni alla Genocide Organ.

Si continua con l’agghiacciante “To Die For The Cause”, tra voce inumane e distorte su puri distillati di rabbia Power Electronics. “Bankeånd” è saturata dalla voce gutturale di Nordvargr che qui ricorda non poco le pulsioni sataniche dei Mz.412: Black Industrial sempre più necrotizzato per armate nere che marciano in formazione.

“The Sea That Swallows” torna al lento incedere di marca Death Industrial, rigorosamente di vecchia scuola scandinava, prima del gran finale con “Shit Society”. Quest’ultima alterna campionamenti a percussioni metalliche e grezza grandine sonora.

Quello che colpisce dell’album dei Bøltorn è l’estrema cura nello stratificare e amalgamare campionamenti, esplosioni rumoriste, basse frequenze e pulsanti distorsioni inumane. Del resto, il trio prende il nome da Böltorn, gigante della mitologia norrena, padre della gigantessa Bestla, a sua volta sposa di Borr e madre degli Dei, Odino, Víli e Vé. Böltorn è pura forza primordiale, titanica e sovrumana, operante ben prima (e ben dopo) degli Dei e degli uomini. Evocarlo significa far riemergere le forze anticosmiche che dissolvono il mondo ripiombandolo nel caos da cui viene e da cui sempre tutto torna.

Tracklist:

  1. Bow Down
  2. Enough Is Enough
  3. Freiheit Im Tod
  4. Hate As Therapy
  5. To Die For The Cause
  6. Bankeånd
  7. The Sea That Swallows
  8. Shit Society