Bekëth Nexëhmü – De Evigas Gravrit

L’inverno sta arrivando ma negli album di Bekëth Nexëhmü i ghiacci e le nevi non si sciolgono mai. Il freddo anti-cosmico avvolge tutto come una patina di morte, un refolo di vento proveniente da una tomba dove riposano buchi neri e antiche entità in attesa.
A detta del responsabile del progetto, Swartadauþuz, questa nuova uscita, “De Evigas Gravrit“, dovrebbe essere il primo dei quattro album finali prima di cessare definitivamente la propria attività sotto il vessillo nero di Bekëth Nexëhmü. Quel che è certo, è che dal 2010 ad oggi l’one-man band svedese proveniente da Nyköping, nel Södermanland, ha realizzato lavori imprescindibili per chi ama certe sonorità sotterranee, sospese tra Burzum e Paysage D’Hiver.

Tra passaggi atmosferici, richiami ad un oscuro paganesimo germanico e inquietudini notturne si svolge la trama di “De Evigas Gravrit”. Siamo di fronte ad uno degli album più malinconici e tormentati mai realizzati da Swartadauþuz sotto la sigla Bekëth Nexëhmü. Ricordiamo che lil prolifico artista svedese è coinvolto in una miriade di progetti e collaborazioni che sarebbe arduo elencare in questa sede.
Sembra che alcune registrazioni presenti in quest’album risalgano addirittura al 2011 ma, come avviene per molti dischi a firma Bekëth Nexëhmü molti passaggi vengono ripresi, modificati e riadattati, ispirandosi una visione temporale non lineare.

La parte melodica dell’album è ben strutturata ed avvolgente, in grado di dipingere l’atmosfera di bui paesaggi scandinavi ricoperti di ghiaccio e neve. Le urla inumane di Swartadauþuz fanno risaltare per contrasto i suoni puliti di chitarra e le tastiere soffuse. I momenti di calma, però, sono solo un preludio alla slavina sonora che tutto travolge in vortici sonori autodistruttivi.
Anche in questo lavoro non mancano passaggi quasi Black Ambient, come nella cupissima “Blodskammets Guld”, ma quando interviene in maniera più decisa la batteria, come avviene in “Under ondskans tecken”, tutto si accende in una grande fiamma nera che s’agita nel buio cosmico.

“De Evigas Gravrit” è un lavoro da ascoltare con molta attenzione. Per certi versi sembra un racconto sonoro diviso in diversi capitoli, da seguire dall’inizio alla fine come le tracce di uno strano animale che si è addentrato in un’oscura foresta. È un disco consigliato per gli appassionati di certe sonorità sotterranee: freddo e buio Black Metal con tratti depressivi e atmosferici. Ancora una volta un grande album che affonda le proprie zanne nel ghiaccio eterno.

Tracklist:

  1. Köldens Storm (Intro)
  2. Vid Dödens Rike
  3. Blodskammets Guld
  4. Nordlandets Tron
  5. I Frostens Kyla
  6. Vargens Stig Evigt Vandra
  7. Furstens Evighet
  8. Under Ondskans Tecken
  9. Vision Af Hels Prakt
  10. Vinternattens Dunkel (Outro)