Beckahesten – Tydor

Beckahesten è un trio svedese formato da Peo Bengtsson, Per Åhlund e Viktoria Rolandsdotter dedito a una forma ambient sperimentale di nordic ritual folk. Si immagini un oscuro connubio tra Wardruna, Heilung, Forndom e sonorità post industrial/dark ambient che ricordano la Cold Meat Industry. Non è un caso che uno degli artisti coinvolti, Per Åhlund, sia stato anche un membro dei Sophia, storico side-project di stampo martial/neoclassico degli Arcana.
Dopo il loro esordio nel 2020 con l’album “Vattenhålens Dräpare” i Beckahesten non hanno perso tempo. A Febbraio hanno pubblicato in digitale una traccia registrata in occasione del solstizio d’inverno, “Midvinter”, poi i Nostri sono tornati di nuovo in studio per realizzare “Tydor”, il loro secondo full length pubblicato a fine aprile 2021, sempre per Cyclic Law.

L’album ci mostra un trio pienamente a suo agio con una forma mutante di folklore nordico dalle cupe atmosfere rosso sangue. Siamo di fronte ad un viaggio affascinate nei boschi scandinavi sulle tracce di antichi riti mai dimenticati, evocati da voce, sintetizzatori e strumenti tradizionali. L’album è stato registrato in vari luoghi naturali tra Norvegia e Svezia, tanto che sembra risuonare dalle registrazioni sul campo l’eco di remoti spiriti, una sorta di richiamo ancestrale che s’incarna attraverso la splendida voce di Viktoria Rolandsdotter.

Nell’iniziale “Bruddansen” le percussioni si mescolano a profondi sospiri per una canzone malinconica che sembra elevarsi davanti ad una tomba tra le nebbie. Il testo in svedese recita:

Döden dansa så med Bruden,
livet fick med Dödens Brud en dans
(La morte danza con la sposa,
la vita ha avuto con la Sposa della Morte una danza).

Segue il brano “Skogen”, dedicato a un bosco dimenticato dove sembra non passare nessuna luce alcuna. Il cantato folk tradizionale alla Garmarna in questo caso emerge in primo piano. In “Bergatagen” invece trionfa il lato più dark ambient dei Beckahesten. È un sound sospeso tra Desiderii Marginis e Raison d’être ma che ricorda per certi versi anche i primissimi Wardruna. La traccia precedente sfocia quindi in “Dimman”, un rituale folk-horror dove udiamo distintamente dei suoni registrati nella foresta. I piccoli rintocchi di legna si fondono a una drone music terrorizzante da cui emerge ancora una volta la voce di Rolandsdotter accompagnata da grevi percussioni dal ritmo cadenzato. Chiude la prima parte del lavoro il mantra di “Uven”, l’equivalente in musica della sensazione di perdersi di notte in mezzo ad un bosco sconosciuto durante un gelido inverno.

La traccia “Hednavåsen” che apre la seconda parte dell’LP vede la voce ospite di Kai Uwe Faust degli Heilung e suggella un connubio tra elettronica ferale ed uno spirito primordiale al cui richiamo è impossibile resistere. Si continua con “Maran”, una sorta di esorcismo per un essere soprannaturale responsabile di sogni oscuri e soffocanti. Il “maran” nella mitologia nordica era appunto una personificazione degli incubi che infestavano le persone di notte. In “Dunkel” riemerge il lato più post-industrial del trio, prima del canto liberatorio finale di “Siaren”, dove una sorta di oracolo veggente (in svedese appunto “Siare”) ripete ossessivamente:

Se mig död,
blodigt röd i sinn.
(Guardami morto, rosso sanguinante
Guardami morto
rosso sanguinante nei pensieri.)

Proprio dal bosco virato di rosso riattratto nella foto presente sulla copertina, sembrano emergere queste inquietanti parole. È un perfetto finale per uno dei migliori, più intensi e terrorizzanti album usciti sinora, in questo 2021. I Beckahesten si confermano già con il loro secondo lavoro come una delle voci più originali del ritual folk nordico. Sicuramente ne sentiremo parlare ancora a lungo.

Tracklist:

  1. Bruddansen
  2. Skogen
  3. Bergatagen
  4. Dimman
  5. Uven
  6. Hednavåsen
  7. Maran
  8. Dunkel
  9. Siaren